Scrive Giada (nome di fantasia), 33 anni: “Inizio a preoccuparmi seriamente per mio figlio Giacomo (nome di fantasia) di 6 anni, perché da quasi un anno ha un amico immaginario con cui interagisce quotidianamente. Mi è stato detto che è solo una fase passeggera e che non c’è da preoccuparsi visto che gioca anche con i compagni reali. Però sentirlo parlare da solo nella sua stanza la sera prima di addormentarsi mi inquieta parecchio. A volte mi sembra che si perda nel suo mondo anche quando siamo in macchina, e se gli chiedo a che cosa sta pensando risponde “a niente”, ma qualche minuto dopo ammette di aver parlato con il suo amico immaginario usando la forza del pensiero. Quando succede sono davvero in imbarazzo e non so come comportarmi. Da mamma che cosa posso fare? Dovrei portarlo da uno psicologo?“.
Scrive Antonio (nome di fantasia), 48 anni: “Io e la mia famiglia siamo rientrati da poco in città, dopo aver passato le vacanze dai parenti in Puglia. Dopo così tanto tempo siamo tutti sconvolti all’idea di non vedere più il mare dalla finestra. Io e mia moglie adoriamo viaggiare e conoscere posti nuovi, ed ora si fa sentire la pesantezza di tornare qui e riprendere il lavoro a pieno ritmo. I nostri due figli riprenderanno tra poco le scuole superiori, ma sentono la mancanza dei loro cugini e amici che vedono ogni estate. In più devono ufficialmente riprendere i libri e studiare per tutto l’anno.
So che il rientro è sempre pesante per tutti, ma noi non siamo andati semplicemente in vacanza. In Puglia abbiamo una parte della nostra vita che adoriamo e che è completamente diversa da quella che viviamo qui per il resto dell’anno. Già aspettiamo con ansia la prossima estate, ma fino ad allora dobbiamo rimanere in città a svolgere i nostri doveri. Esiste qualche modo per riprendere in fretta i ritmi lavorativi e dimenticare un po’ l’atmosfera da vacanza che ci fa tanto sospirare?”
Scrive Roberto (nome di fantasia), 21 anni: “Vivere con i miei genitori sta diventando sempre più difficile. Il problema è che mi trattano come mio fratello tredicenne. Non capiscono che ho 21 anni. Vogliono controllare tutto quello che faccio, con chi esco, dove vado, a che ora torno a casa, se ritardo apriti cielo. La convivenza forzata in famiglia è decisamente difficile ora che è estate perché passiamo molto più tempo insieme e le tensioni aumentano. Qualche giorno fa mi hanno detto di aver prenotato una vacanza di una settimana per tutta la famiglia, me compreso. Senza nemmeno consultarmi, me l’hanno detto a cose già fatte. Questo mi ha fatto arrabbiare moltissimo e abbiamo litigato pesantemente. Alla fine mi hanno detto che sono obbligato ad andare perché dobbiamo stare in famiglia tutti insieme.
Come posso far capire ai miei genitori che devono lasciarmi il mio spazio, che ora sono un adulto e devono trattarmi come tale?”
Scrive Lorenzo (nome di fantasia), 36 anni: “Questo periodo è molto duro per me e la mia compagna. Quasi tutti i nostri amici sono in partenza per le vacanze, c’è chi è già stato via e riesce a ripartire. Sui social vediamo continuamente foto di grandi e piccole fughe estive. Per noi questo è piuttosto pesante, perché siamo precari e non possiamo permetterci di viaggiare come vorremmo.
Ora stiamo cercando di organizzare una piccola vacanza low-cost, ma questo è più stressante che piacevole perché dobbiamo calcolare anche le più piccole spese. Per me è assurdo vivere male un momento di stacco che dovrebbe rilassarci. Vista la situazione rischiamo di tornare dal viaggio più stressati di prima, quindi siamo in dubbio se partire davvero o rinunciare e restare a casa. Questa idea non ci entusiasma ma di certo ci farebbe risparmiare soldi e stress per organizzare tutto.
Che cosa suggerisce la psicologa?”
Scrive Viviana (nome di fantasia), 30 anni: “Tra pochi giorni partirò per il mare con un gruppo di amici, ma il mio entusiasmo per le ferie è frenato dal disagio per la prova costume. Non sono in forma, temo di sentirmi addosso lo sguardo di tutti, amici e non. In più so già che sfigurerò di fianco a due mie amiche che hanno un fisico perfetto anche dopo essere diventate mamme, mentre io non ho scuse. Conosco i miei pregi e difetti fisici e con gli anni ho imparato a valorizzarmi, ma il costume non lascia scampo, e temo molto il confronto con gli altri.
So che i miei pensieri negativi sono eccessivi, ma ci sono e non posso fingere il contrario. Per questo mi rimprovero, perché vorrei semplicemente godermi le meritate vacanze e stare bene con gli amici senza preoccuparmi troppo di che cosa pensano gli altri delle mie forme. Come posso liberare la mente e stare in spiaggia in compagnia senza sentirmi a disagio sotto lo sguardo degli altri?“.
Scrive Valeria (nome di fantasia), 42 anni: “Vorrei chiedere consiglio alla psicologa riguardo una questione che sta facendo riflettere me, mio marito e altri genitori di nostra conoscenza.
Nostro figlio Stefano ha appena concluso la scuola elementare, e in vista della scuola media continua a fare richiesta di un cellulare personale. Finora lo abbiamo fatto giocare con i nostri telefonini senza però comprarne uno apposta per lui, anche se molti suoi compagni di classe portano a scuola il proprio cellulare. Ora io e mio marito sappiamo che non possiamo più aspettare, alle scuole medie pare che debbano possederne uno tutti i ragazzini. Ma sinceramente siamo un po’ timorosi di tutte le applicazioni e social per adolescenti, di cui negli ultimi tempi sentiamo parlare sempre in associazione a fenomeni di bullismo.
Inoltre Stefano vorrebbe già avere un suo profilo Facebook anche se gli abbiamo spiegato che non è possibile prima dei 13 anni. Ne ha sentito parlare molto dai compagni, qualcuno di loro ha già un proprio profilo avendo indicato un anno di nascita non reale al momento dell’iscrizione al social network.
Come genitori sappiamo bene che la generazione di Stefano vive intensamente il mondo virtuale, ma temiamo che possa incorrere in situazioni pericolose o spiacevoli. Come possiamo proteggere nostro figlio dai pericoli del mondo digitale?”
Scrive Veronica (nome di fantasia), 34 anni: “Buongiorno, ho una figlia di 10 anni che chiedeva da tempo un cagnolino. Quest’anno abbiamo ceduto alla sua richiesta, anche come premio per la bella pagella. Ma il premio si sta trasformando in un incubo per tutti. Abbiamo preso un cucciolo di cane che sta sconvolgendo la vita a tutta la famiglia per l’impegno che richiede (sveglia alle 5 del mattino, i “bisogni” fatti sul pavimento di casa, le vacanze a rischio ecc ecc).
Come se non bastasse, il nuovo arrivo sta creando molta tensione anche in famiglia, tra me e mio marito. E’ un continuo litigio su chi deve fare cosa. Arriviamo a rinfacciarci: “lo hai preso tu il cane, non io”. In tutto questo anche la bambina sta iniziando a pensare che forse si stava meglio senza il cane. Non so se riusciremo a reggere ancora per molto. Come possiamo superare questa crisi? Grazie”.
Scrive Daniele (nome di fantasia), 18 anni: “Sto vivendo l’incubo dell’esame di maturità. Incubo nel vero senso della parola, mi sono già sognato di trovarmi di fronte alla commissione e fare scena muta. Ammetto di non essere esattamente lo studente modello, i professori mi hanno sempre rimproverato di non dedicarmi abbastanza allo studio. Sinceramente non ho mai puntato a qualcosa di più della sufficienza, preferendo decisamente dedicare il mio tempo ad altro. Ora però l’ansia da maturità si fa sentire, la mole di materiale da ricordare è immensa, e non posso certo recuperare in questi giorni tutto quello che non ho fatto durante l’intero anno.
C’è qualche metodo più efficace di altri per prepararsi al meglio agli esami? Meglio se studio da solo o se mi trovo con altri compagni? E come evito di farmi prendere dal panico e fare scena muta come nel mio incubo? Grazie”.
Scrive Riccardo (nome di fantasia), 32 anni: “Salve a tutti, è la prima volta che scrivo in questa sezione. Come qualsiasi altra persona civile ho grande rispetto degli omosessuali, considerandoli a tutti gli effetti uguali agli eterosessuali ed arrivando ad appoggiare il matrimonio e l’adozione gay. Ma ho un grande dubbio al quale penso da mesi, ovvero come ci si organizza quando ci si fidanza con una persona bisessuale.
Essere bisessuali comporta essere attratti da persone di ambedue i sessi, quindi come funziona se uno è bisessuale e l’altro etero? O quando ci si fidanza con un uomo poi lo si tradisce con una donna? Vorrei dei chiarimenti in quanto da etero non è facile relazionarsi con una ragazza bisessuale”.