Scrive Gloria (nome di fantasia): “Buongiorno. Ho una bambina di nove anni, che ho scoperto già da un paio d’anni quasi si masturba. Abbiamo affrontato il discorso insieme puntando più sul fatto dell’intimità perché precisamente non rendendosi conto lo faceva anche in piena “luce”. La cosa non si limita a questo. Da alcuni mesi controllando il tablet a lei in uso ho scoperto la ricerca di video hot, e di scene di nudo integrale. Premetto che a scuola hanno già iniziato una sorta di educazione sessuale e che la bambina sa già in gran parte come nascono i bambini. Quanto può essere normale a questa età? Come posso affrontare il discorso e spiegarle che è presto andare alla ricerca di certi stimoli? Grazie”
Quando si parla di omosessualità in psicologia o psicoterapia, spesso l’attenzione è rivolta esclusivamente all’orientamento sessuale di chi richiede un sostegno psicologico o una psicoterapia. Eppure anche l’orientamento sessuale del clinico gioca un ruolo fondamentale nella relazione terapeutica, a partire dal momento della scelta del/della professionista e lungo l’intero percorso. In questo articolo, vorrei offrire alcuni spunti di riflessione su come l’orientamento sessuale del terapeuta possa influire nel lavoro clinico con pazienti omosessuali.
Parlando di psicologia delle persone gay e lesbiche, credo sia importante andare oltre la specifica identità sessuale e il senso di appartenenza alla comunità LGBT, per approfondire la qualità delle relazioni con le persone eterosessuali. Questo articolo approfondisce il ruolo giocato dagli/dalle eterosessuali che quotidianamente dimostrano solidarietà nei confronti delle persone omosessuali e dei loro diritti. Vedremo come l’atteggiamento “gay-friendly” può rendere possibile una vera inclusione di chi si è scoperto non-eterosessuale.
Scrive Beatrice (nome di fantasia): “Salve, sono la mamma di una ragazza diciassettenne, questa sera entrando in camera sua per chiudere il balcone ho visto sul suo computer ancora acceso immagini pornografiche che mi hanno lasciata sconvolta a dir poco. Con lei avevamo già parlato dell’argomento e a scuola trattano spesso con la psicologa argomenti sulla sessualità… Ma come si dice “le meraviglie capitano sempre in casa”. Scrivo così perché quello che ho visto non era un semplice film di pornografia, ma un video dove le donne vengono legate ecc… Immagini molto dure e squallide… Quindi credo che la semplice curiosità sia andata un po’ oltre… Con mia figlia ho un rapporto abbastanza conflittuale, non riusciamo a parlare senza scontrarci… diciamo che non siamo la perfetta famiglia del “mulino bianco”. Come devo comportarmi? Sono molto preoccupata… Grazie”
Scrive Riccardo (nome di fantasia), 32 anni: “Salve a tutti, è la prima volta che scrivo in questa sezione. Come qualsiasi altra persona civile ho grande rispetto degli omosessuali, considerandoli a tutti gli effetti uguali agli eterosessuali ed arrivando ad appoggiare il matrimonio e l’adozione gay. Ma ho un grande dubbio al quale penso da mesi, ovvero come ci si organizza quando ci si fidanza con una persona bisessuale.
Essere bisessuali comporta essere attratti da persone di ambedue i sessi, quindi come funziona se uno è bisessuale e l’altro etero? O quando ci si fidanza con un uomo poi lo si tradisce con una donna? Vorrei dei chiarimenti in quanto da etero non è facile relazionarsi con una ragazza bisessuale”.
Scrive Federica (nome di fantasia), 26 anni: “Gentile psicologa, approfitto della disponibilità del giornale per fare una domanda. Ho scoperto da poco che il mio ragazzo, con cui stavo insieme da quasi un anno, mi ha tenuta all’oscuro di un particolare non trascurabile: sta da cinque anni con un’altra ragazza, che vive fuori città. Parlandone, è emerso che oltre a lei ci sono state (e probabilmente ci sono ancora) tante altre ragazze, con cui lui è stato in maniera più o meno seria, durante tutti i mesi della nostra frequentazione, ora conclusa per evidenti motivi.
La mia domanda è: perché una persona apparentemente felice fa così? Perché tutti questi tradimenti? Come mai ha sentito la necessità di trovare non una sola amante, ma molte?”
Scrive Fabio (nome di fantasia), 47 anni: “pochi giorni fa sono entrato nella camera di mio figlio sedicenne per dirgli che la cena era in tavola. Mi sono avvicinato a lui perché con la musica a tutto volume non mi aveva notato. Appena si è accorto di me ha chiuso di colpo il suo computer e si è alzato di scatto dicendo “ci sono ci sono”. Ho solo intravisto, ma credo fosse su un sito porno. Non ne ho la certezza, perciò non mi sono sentito di digli niente.
Parlandone con mia moglie abbiamo posizioni diverse. Lei è preoccupata e immagina nostro figlio collegato tutto il tempo a siti porno, io invece sono tranquillo perché penso che a sedici anni sia normale avere questa curiosità. Cosa ne pensa la psicologa?”