Scrive Gloria (nome di fantasia): “Buongiorno. Ho una bambina di nove anni, che ho scoperto già da un paio d’anni quasi si masturba. Abbiamo affrontato il discorso insieme puntando più sul fatto dell’intimità perché precisamente non rendendosi conto lo faceva anche in piena “luce”. La cosa non si limita a questo. Da alcuni mesi controllando il tablet a lei in uso ho scoperto la ricerca di video hot, e di scene di nudo integrale. Premetto che a scuola hanno già iniziato una sorta di educazione sessuale e che la bambina sa già in gran parte come nascono i bambini. Quanto può essere normale a questa età? Come posso affrontare il discorso e spiegarle che è presto andare alla ricerca di certi stimoli? Grazie”
Il tema della masturbazione infantile è assai delicato. Molti adulti vivono con imbarazzo la sessualità dei bambini, e pensano di doversi occupare di queste tematiche a partire dall’adolescenza.
In realtà i bambini esplorano il corpo fin dai primi anni di vita. Imparano presto a riconoscere alcune zone come fonti di piacere utile a calmarsi nei momenti di tensione o ad attivarsi nelle situazioni poco stimolanti.
Ritengo che Gloria abbia fatto un ottimo lavoro ad approfondire il tema dell’intimità, per educare la figlia a una dimensione privata dell’autoerotismo. Di fronte alla masturbazione infantile, l’errore più comune degli adulti è quello di sgridare i bambini e dire che certe cose non si fanno. Talvolta inventano conseguenze catastrofiche per la salute, o cadono in pregiudizi legati al genere: “è normale che i maschietti si tocchino, per le femmine invece è una cosa grave”.
Per chiarezza, l’autostimolazione precoce è comune sia nei bambini sia nelle bambine, non è pericolosa per la salute, e costituisce una utile fonte della conoscenza di sé. Come ha fatto Gloria, i genitori possono intervenire per insegnare al/alla figlio/a che esistono regole sociali da rispettare, ed è bene rinviare tali attività a momenti in cui si è da soli e in un luogo sicuro come la propria camera.
Oltre a questo rinvio, il genitore può chiedersi quale funzione stava svolgendo la masturbazione infantile in quel momento: era una consolazione? Una stimolazione per attivarsi in un momento di noia? Questa riflessione può permettere al genitore di sintonizzarsi con il/la figlio/a, e offrire così una risposta adeguata al suo bisogno. Esempi possono essere fare le coccole, giocare insieme, proporre attività coinvolgenti, favorire la socializzazione con altri bambini, ecc.
Le situazioni che invece meritano attenzione sono quelle in cui i bambini praticano l’autostimolazione in modo compulsivo, non riescono a smettere nonostante le richieste dei genitori, o si isolano dai coetanei per dedicarsi a queste attività. In tali circostanze la masturbazione potrebbe celare un disagio, ed è importante parlarne con il pediatra, che potrebbe consultare uno psicologo dell’età evolutiva.
Più controversa è invece la questione dell’uso del tablet per la ricerca di video hard e scene di nudo. Dal messaggio mi sembra di capire che la figlia di Gloria usi il dispositivo da sola: questo è un problema. Lungi dal voler fare terrorismo psicologico ai genitori, nella mia esperienza noto una grande sottovalutazione dei pericoli del web. Questo vale anche per il tema della pornografia e dei contenuti sessualmente espliciti. Come noi adulti non porteremmo mai i bambini in uno strip-club o sul set di un film hard, così dobbiamo proteggerli dagli stessi contenuti anche nel canale delle nuove tecnologie.
Sarebbe importante limitare l’utilizzo dei dispositivi a quando è presente un adulto, che possa educare il/la bambino/a a un uso responsabile dei nuovi media. Se non fosse possibile, diventa allora indispensabile impostare il controllo parentale per internet. Esistono infatti app specifiche, che diventano alleate dei genitori per proteggere i bambini da contenuti inadatti e impostare dei limiti alla connessione internet.
La figlia di Gloria ha 9 anni, si trova all’inizio della preadolescenza, fase in cui iniziano i mutamenti del corpo e delle esperienze emotive e relazionali; a scuola ha seguito degli incontri di educazione sessuale, e tra stimoli esterni e pulsioni interne è del tutto normale che abbia una naturale curiosità per tutto ciò che riguarda la sessualità, cercando anche parole chiave e video su internet. È però fondamentale che la sua scoperta della sessualità sia graduale e basata sulla realtà, non su ciò che propone il mondo sconfinato e più che esplicito del web; deve rimanere un processo personale, intimo, da condividere con persone di fiducia, come i genitori, fratelli e sorelle, amici, futuri partner.
Il mio consiglio per Gloria è quello di sintonizzarsi con la curiosità della bambina, per cercare di soddisfarla attraverso attività svolte insieme. Provo ad offrire spunti di possibili situazioni quotidiane, a cui prestare nuova attenzione: la bambina vede i corpi nudi della mamma, del papà, o, se ne ha, di fratelli e sorelle? Guarda allo specchio il suo corpo? Come reagisce emotivamente alla vista del suo corpo nudo o di quello dei familiari?
Un altro consiglio è quello di leggere insieme alla figlia un libro di educazione sessuale per i bambini della sua età (facilmente reperibile anche in biblioteca): sebbene tratti già il tema a scuola, è importante che la bambina parli di sessualità anche con la mamma, per bilanciare i contenuti espliciti e crudi che ha visto nel web con narrazioni guidate, costruite appositamente per bambine della sua età. In questo modo, la figlia potrà arrivare a una scoperta graduale della sessualità, basata più sulle esperienze intime e affettive, incarnate nel suo corpo anche attraverso la masturbazione infantile, e raccontabili nelle attività di lettura e condivisione con la mamma in un clima sicuro.
Articolo pubblicato su AlessandriaNews.it in risposta a una domanda giunta in redazione per la rubrica “la psicologa risponde”