Secondo uno studio del Warrington College of Business Administration (Florida) pubblicato sul ‘Journal of Applied Psychology’, i comportamenti scortesi generano un effetto valanga: più siamo esposti alla maleducazione, più la percepiamo negli altri e aumenta la probabilità di essere ostili a nostra volta con gli altri. Ciò accade perché l’esposizione alla maleducazione attiva nella nostra mente il concetto di ostilità, in modo più o meno consapevole. Tale attivazione ci porta a percepire il mondo con un atteggiamento difensivo rispetto all’ostilità, influenzando le nostre interpretazioni e reazioni a discapito di un’analisi lucida della situazione e di risposte regolate.

La circolarità dei comportamenti ostili è estremamente dannosa per la salute. Infatti genera forti livelli di stress e rende intollerabile l’ambiente familiare, lavorativo, gruppale, di coppia ecc, procurando effetti negativi anche nella vita affettiva personale.

 

Come rompere la catena della negatività?

Il primo passo è prendere consapevolezza dell’ostilità ricevuta, elaborando la situazione vissuta personalmente o di cui si è stati testimoni. A questo punto bisogna prendere le distanze da quella ostilità, attivando l’autoregolazione che contiene gli impulsi e permette di riacquisire lucidità. La differenza fondamentale è che gli impulsi ci portano a reagire in modo difensivo e non pensato; la consapevolezza invece ci porta a rispondere in modo ponderato e contestualizzato.
Si tratta ovviamente di un’operazione molto difficile, complessa a livello energetico e in alcuni casi costosa in termini di orgoglio. Ma quando ci accorgiamo che l’ostilità intorno a noi ci sta causando malessere è fondamentale sapere che cosa può effettivamente funzionare per spezzare una catena negativa e generarne una positiva.

Credo che l’aiuto maggiore possa arrivare dalla consapevolezza che la vera dimostrazione di forza la dà non chi reagisce impulsivamente con scortesia, ma chi riesce a fare lo sforzo di rispondere lucidamente con calma e gentilezza.
Se non caschiamo nell’inganno “chi urla e batte i pugni sul tavolo è il più forte”, allora potremo valorizzare i nostri atti di gentilezza come manifestazioni di forza emotiva e cognitiva.

Per citare il filosofo Hoffer, “la maleducazione è una debole imitazione della forza”.

la maleducazione è una debole imitazione della forza
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(Jim Tsinganos Illustration)

 

 

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