Il sistema sanitario inglese ha raccolto le osservazioni dei medici di base su chi frequentava più spesso i loro studi.

E’ emerso che molti pazienti abitudinari presentavano problemi di solitudine, depressione, patologie legate a comportamenti a rischio come inattività fisica, dieta non sana, uso di alcol e fumo. Questa indagine ha portato a una splendida intuizione: quelle persone avevano bisogno di essere coinvolte in attività fisiche o artistiche di gruppo, per uscire dall’isolamento e dalla sedentarietà, al fine di migliorare la qualità della vita in termini di salute fisica, psicologica e relazionale.

Sono iniziate così le prime prescrizioni mediche di ballo, come terapia e prevenzione di diverse patologie.

Vediamo qualche esempio sostenuto dalle ricerche scientifiche.

 

per gli over 60 (e non solo)

per gli over 60 (e non solo)

qualunque sia lo stile, la danza migliora la forza, resistenza e flessibilità muscolare, l’equilibrio, l’agilità, la coordinazione. Si rivela ottimale per prevenire osteoporosi e patologie cardiovascolari. Ha benefici notevoli per le persone che soffrono di obesità, diabete o patologie neurodegenerative. Chi la pratica testimonia il miglioramento della respirazione e in generale della qualità della vita.

 

per chi soffre di stress e depressione

per chi soffre di stress e depressione

Danzare favorisce la regolazione dei livelli di serotonina e dopamina nel corpo, migliorando notevolmente l’umore e procurando sensazioni positive. Essendo un’attività sociale, la danza aiuta a far uscire la persona dall’isolamento e aiuta a creare nuove relazioni. Inoltre ballare ha un impatto positivo sull’autostima, poiché rende competenti nell’esecuzione di esercizi e coreografie e favorisce il senso di appartenenza al gruppo di ballo.

 

per chi ha problemi di memoria

per chi ha problemi di memoria

La ricerca scientifica ha dimostrato che la danza può migliorare la memoria e prevenire la comparsa di demenza. E’ infatti capace di contrastare la perdita di volume dell’ippocampo, una parte del cervello che controlla la memoria. La danza si rivela benefica anche per chi soffre di Alzheimer. E’ dimostrato che il movimento accompagnato da musiche familiari può aiutare a recuperare alcuni ricordi.

 

per chi ha disabilità o difficoltà cognitive

per chi ha disabilità o difficoltà cognitive

La danza favorisce la creazione di nuove connessioni neuronali e aumenta la plasticità del cervello, favorendo così un aumento dell’intelligenza cinestesica.

 

La mia formazione integrata alla danzamovimentoterapia mi porta a sottolineare che ogni stile di danza ha sue peculiarità, che giocano un ruolo importante nell’esperienza corporea del Sé. Dunque, oltre a tutto ciò che hanno evidenziato i medici inglesi, aggiungo che è importante scegliere un corso di danza affine alle proprie attitudini e necessità psicologiche del momento.

Vediamo qualche esempio.

Una persona tendenzialmente depressa trarrà probabilmente maggiori benefici da stili di danza che attivano in particolare il peso. Penso ai balli popolari del sud o al flamenco. Le qualità di queste danze sono infatti particolarmente attivanti del senso di esserci, di poter spingere il pavimento. Possono dunque risvegliare un senso di vitalità ed efficacia in chi tende a a sentirsi inconsistente e inutile.

Oppure, una persona tendenzialmente irrigidita potrà beneficiare di stili di danza che favoriscono esperienze di flessibilità, fluidità e ritmicità, come la danza del ventre o i balli latino-americani.

O ancora, una persona tendenzialmente inibita sarà probabilmente a suo agio a danzare uno stile fatto di figure, forme, sequenze che una volta imparate possono essere ripetute e combinate per ballare insieme a un/una partner appoggiandosi ad alcuni schemi.

 

Con l’invito di stare in ascolto di quale esperienza è più adatta ai bisogni personali profondi, non mi resta che augurarvi buone danze!

 

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(Foto di Bengt Wanselius)

 

 

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