I buoni propositi aiutano ad attivare le energie per migliorare la qualità della vita, ma spesso si tratta di un entusiasmo che dura poche settimane, generando frustrazione e sensi di colpa. Esistono però alcune strategie per aumentare notevolmente le probabilità di realizzare i cambiamenti desiderati: scopriamo quali sono.
Parlando di psicologia delle persone gay e lesbiche, credo sia importante andare oltre la specifica identità sessuale e il senso di appartenenza alla comunità LGBT, per approfondire la qualità delle relazioni con le persone eterosessuali. Questo articolo approfondisce il ruolo giocato dagli/dalle eterosessuali che quotidianamente dimostrano solidarietà nei confronti delle persone omosessuali e dei loro diritti. Vedremo come l’atteggiamento “gay-friendly” può rendere possibile una vera inclusione di chi si è scoperto non-eterosessuale.
Attualmente la comunità scientifica non considera più la transessualità come una patologia, eppure nel DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali) si continua a fare riferimento ad essa: perché? Per capire la posizione ufficiale dell’American Psychiatric Association (APA) è importante conoscere la storia dell’inquadramento diagnostico delle persone transessuali. Sono però necessarie alcune premesse fondamentali per comprendere la transessualità, senza cadere in stereotipi o false credenze.
Le persone che si rivolgono a un professionista della relazione d’aiuto o della salute mentale sono mossi da motivazioni uniche e personali, ma provando a cercare i bisogni comuni, si può dire che esse si presentano come emotivamente perturbate da stimoli interni o esterni, e chiedono aiuto per recuperare uno stato di sicurezza e benessere, che nel qui e ora non riescono ad attualizzare (Sandler e Sandler, 2002).
Gli studi sull’efficacia delle psicoterapie attestano che il 70-80% dei pazienti ottengono benefici indipendentemente dall’orientamento teorico del terapeuta (Gazzillo, Genova, Lingiardi, Waldron, 2013). Tutti i trattamenti sono efficaci, ma nessuno è più efficace di altri. I fattori implicati nell’efficacia delle psicoterapie sarebbero dunque quelli aspecifici, trasversali ai diversi approcci, riconducibili alla relazione tra il paziente e il terapeuta. I fattori più indagati sono l’alleanza terapeutica e l’empatia percepita dal paziente (Gazzillo, Genova, Lingiardi, Waldron, 2013).
Scrive Simona (nome di fantasia), 42 anni: “Vorrei chiedere un consiglio da mamma separata che sta vivendo per la prima volta il periodo natalizio dopo la separazione. Mio figlio Andrea ha 6 anni e credo stia soffrendo molto in questi giorni. So che avrebbe voluto festeggiare il Natale con la famiglia riunita, invece io e il padre abbiamo deciso di fare festeggiamenti separati. Andrea ha trascorso Natale con me, il mio compagno e i nonni materni, e per Santo Stefano è stato col padre, la sua compagna e i nonni paterni. Gli accordi sono che resterà con me fino a Capodanno, mentre starà con suo padre i primi giorni di gennaio.
Da genitori abbiamo preso questa decisione in buona fede. Volevamo evitare l’ipocrisia di riunirci di nuovo solo per il pranzo di Natale, e non volevamo dare ad Andrea la falsa speranza che io e suo padre potessimo tornare insieme. Ora temo di aver fatto la scelta sbagliata, perché nei giorni di festa ho visto lo sguardo triste e deluso di mio figlio, e da madre questo mi ha distrutta. Inizio a pensare di essere stata egoista e di non aver pensato al suo bene. Ma poi cerco di giustificarmi pensando che la nostra quotidianità ormai è così, e non voglio confondere Andrea, soprattutto ora che io e suo padre abbiamo nuove relazioni.
Cerco un suggerimento per rimediare a questa situazione ed eventualmente organizzare meglio il prossimo Natale, chiedo consiglio alla psicologa, grazie”.
Scrive Antonio (nome di fantasia), 48 anni: “Io e la mia famiglia siamo rientrati da poco in città, dopo aver passato le vacanze dai parenti in Puglia. Dopo così tanto tempo siamo tutti sconvolti all’idea di non vedere più il mare dalla finestra. Io e mia moglie adoriamo viaggiare e conoscere posti nuovi, ed ora si fa sentire la pesantezza di tornare qui e riprendere il lavoro a pieno ritmo. I nostri due figli riprenderanno tra poco le scuole superiori, ma sentono la mancanza dei loro cugini e amici che vedono ogni estate. In più devono ufficialmente riprendere i libri e studiare per tutto l’anno.
So che il rientro è sempre pesante per tutti, ma noi non siamo andati semplicemente in vacanza. In Puglia abbiamo una parte della nostra vita che adoriamo e che è completamente diversa da quella che viviamo qui per il resto dell’anno. Già aspettiamo con ansia la prossima estate, ma fino ad allora dobbiamo rimanere in città a svolgere i nostri doveri. Esiste qualche modo per riprendere in fretta i ritmi lavorativi e dimenticare un po’ l’atmosfera da vacanza che ci fa tanto sospirare?”
Scrive Viviana (nome di fantasia), 30 anni: “Tra pochi giorni partirò per il mare con un gruppo di amici, ma il mio entusiasmo per le ferie è frenato dal disagio per la prova costume. Non sono in forma, temo di sentirmi addosso lo sguardo di tutti, amici e non. In più so già che sfigurerò di fianco a due mie amiche che hanno un fisico perfetto anche dopo essere diventate mamme, mentre io non ho scuse. Conosco i miei pregi e difetti fisici e con gli anni ho imparato a valorizzarmi, ma il costume non lascia scampo, e temo molto il confronto con gli altri.
So che i miei pensieri negativi sono eccessivi, ma ci sono e non posso fingere il contrario. Per questo mi rimprovero, perché vorrei semplicemente godermi le meritate vacanze e stare bene con gli amici senza preoccuparmi troppo di che cosa pensano gli altri delle mie forme. Come posso liberare la mente e stare in spiaggia in compagnia senza sentirmi a disagio sotto lo sguardo degli altri?“.
Scrive Riccardo (nome di fantasia), 32 anni: “Salve a tutti, è la prima volta che scrivo in questa sezione. Come qualsiasi altra persona civile ho grande rispetto degli omosessuali, considerandoli a tutti gli effetti uguali agli eterosessuali ed arrivando ad appoggiare il matrimonio e l’adozione gay. Ma ho un grande dubbio al quale penso da mesi, ovvero come ci si organizza quando ci si fidanza con una persona bisessuale.
Essere bisessuali comporta essere attratti da persone di ambedue i sessi, quindi come funziona se uno è bisessuale e l’altro etero? O quando ci si fidanza con un uomo poi lo si tradisce con una donna? Vorrei dei chiarimenti in quanto da etero non è facile relazionarsi con una ragazza bisessuale”.
Scrive Claudia (nome di fantasia), 32 anni: “So che si tratta di una domanda sciocca, ma vorrei sapere se esiste qualche risposta che può aiutarmi a superare questo momento così difficile… Come dimenticare una persona amata? Fino a un mese fa ero felicemente fidanzata, e ora non so come è finito tutto. Mi ha detto che ha bisogno di stare da solo, che non è pronto per la vita di coppia che desidero. Eppure era lui stesso a parlare di matrimonio e di figli!
Credevo fosse l’uomo della mia vita, e invece in pochi giorni la nostra storia di 3 anni è svanita nel nulla. Ho provato a ricontattarlo ma non ne vuole più sapere. Non faccio che pensare a lui, ne sono come ossessionata. Mi sento in trappola, non ho più il mio amore, e non riesco a riprendere in mano la mia vita da sola. Come posso dimenticarmi di lui e non stare più così male?”