La preadolescenza è una delle fasi di vita più complesse e sconvolgenti da attraversare, sia per i figli sia per i genitori. Nel periodo tra i 10 e i 13 anni il corpo si trasforma con la pubertà ed è attivato dalle pulsioni sessuali. Il rapporto con i genitori cambia a favore di una sempre maggiore autonomia. La relazione con i pari diventa fondamentale per trovare un gruppo a cui affiliarsi, sperimentare nuovi modi di esprimere se stessi e sviluppare le abilità emotive e sociali che permettono di stare bene nel gruppo.
I genitori non hanno mai vita facile, ma è soprattutto con i preadolescenti che l’attenzione tende a calare, con un generale limite dell’interesse alle prestazioni scolastiche e a eventuali comportamenti palesemente devianti. Questo va a discapito dell’ascolto più empatico nella relazione tra genitori e figli.
Scopriamo quali sono i 5 errori più comuni dei genitori con figli e figlie preadolescenti.
Scrive Barbara (nome di fantasia) 39 anni: “Sono mamma di Teresa (nome di fantasia) di otto anni e Gabriele (nome di fantasia) di nove mesi. Il mio problema è nella gestione del rapporto con Teresa che è sempre più gelosa del suo fratellino. Inizialmente era abbastanza tranquilla ma con il passar del tempo ha cominciato ad avere un calo di rendimento scolastico. Poi addirittura non sopportava che invitassi i nonni a casa perché dovevo essere tutta per lei! Dottoressa adesso mi dice apertamente che da quando è arrivato Gabriele non ho più tempo per lei, non la abbraccio, non sono più soltanto sua… diventa ingestibile in presenza anche solo del padre, non mi ascolta, mi racconta bugie su bugie, mi mortifica… Mi aiuti ad imparare a gestire il rapporto con mia figlia, perché io non faccio altro che punirla… Grazie!”.
Scrive Beatrice (nome di fantasia): “Salve, sono la mamma di una ragazza diciassettenne, questa sera entrando in camera sua per chiudere il balcone ho visto sul suo computer ancora acceso immagini pornografiche che mi hanno lasciata sconvolta a dir poco. Con lei avevamo già parlato dell’argomento e a scuola trattano spesso con la psicologa argomenti sulla sessualità… Ma come si dice “le meraviglie capitano sempre in casa”. Scrivo così perché quello che ho visto non era un semplice film di pornografia, ma un video dove le donne vengono legate ecc… Immagini molto dure e squallide… Quindi credo che la semplice curiosità sia andata un po’ oltre… Con mia figlia ho un rapporto abbastanza conflittuale, non riusciamo a parlare senza scontrarci… diciamo che non siamo la perfetta famiglia del “mulino bianco”. Come devo comportarmi? Sono molto preoccupata… Grazie”
Scrive Patrizia (nome di fantasia), 41 anni: “Vorrei chiedere alla psicologa il suo parere su un episodio avvenuto alla festa di compleanno di mia figlia, che ha 10 anni. Abbiamo invitato le sue amiche di scuola a casa per festeggiare, e al momento del dolce una sua compagna ha rifiutato la fetta di torta dicendo “no per me no, sono a dieta”. Questa frase mi ha lasciata basita, non avevo mai visto una bambina che rifiuta un dolce pensando alla linea! E si tratta di una bambina assolutamente in normopeso. Perciò ho provato a insistere dicendo che non ha bisogno di stare a dieta e che a tutti è concesso festeggiare con una fetta di torta. Ma lei ha rifiutato di nuovo.
L’ho riferito a sua madre quando è venuta a prenderla, e lei si è messa a ridere, dicendo che in famiglia sono tutti a dieta. Sul momento non ho detto nulla, ma il buonsenso mi dice che una bambina di 10 anni deve poter mangiare con tranquillità una fetta di torta a una festa. Sinceramente ho paura che possa influenzare anche mia figlia con queste paranoie, e vorrei parlarne con sua madre ma non so come. Chiedo suggerimenti alla psicologa”.
Scrive Simona (nome di fantasia), 42 anni: “Vorrei chiedere un consiglio da mamma separata che sta vivendo per la prima volta il periodo natalizio dopo la separazione. Mio figlio Andrea ha 6 anni e credo stia soffrendo molto in questi giorni. So che avrebbe voluto festeggiare il Natale con la famiglia riunita, invece io e il padre abbiamo deciso di fare festeggiamenti separati. Andrea ha trascorso Natale con me, il mio compagno e i nonni materni, e per Santo Stefano è stato col padre, la sua compagna e i nonni paterni. Gli accordi sono che resterà con me fino a Capodanno, mentre starà con suo padre i primi giorni di gennaio.
Da genitori abbiamo preso questa decisione in buona fede. Volevamo evitare l’ipocrisia di riunirci di nuovo solo per il pranzo di Natale, e non volevamo dare ad Andrea la falsa speranza che io e suo padre potessimo tornare insieme. Ora temo di aver fatto la scelta sbagliata, perché nei giorni di festa ho visto lo sguardo triste e deluso di mio figlio, e da madre questo mi ha distrutta. Inizio a pensare di essere stata egoista e di non aver pensato al suo bene. Ma poi cerco di giustificarmi pensando che la nostra quotidianità ormai è così, e non voglio confondere Andrea, soprattutto ora che io e suo padre abbiamo nuove relazioni.
Cerco un suggerimento per rimediare a questa situazione ed eventualmente organizzare meglio il prossimo Natale, chiedo consiglio alla psicologa, grazie”.
Scrive Erica (nome di fantasia), 33 anni: “Sono una giovane mamma e sto avendo qualche problema nel gestire l’arrivo del mia seconda figlia Elena, ora di 10 mesi, da parte della mia primogenita Martina, di 4 anni. Da quando Elena è arrivata a casa, Martina è diventata assolutamente ingestibile, è evidente la sua gelosia. E’ irrequieta e quando gioca lancia per la stanza tutto quello che le capita a tiro e poi si rifiuta di riordinare. L’impressione è che voglia indispettire apposta me e mio marito.
Sono molto preoccupata anche per il rapporto tra le mie figlie. Mi è capitato di vedere Martina abbracciare Elena così forte da temere che la strozzasse. Questo mi rende difficile creare momenti di gioco che coinvolgano entrambe per paura che la piccola si faccia male. In tutto questo, io e mio marito stiamo rivolgendo a Martina molte attenzioni per cercare di smorzare la sua gelosia nei confronti di Elena. Ma mi sembra che stia diventando estremamente viziata e che pretenda sempre di più.
Come possiamo gestire la situazione perché le nostre figlie possano andare d’accordo ed essere entrambe serene?”.
Scrive Marina (nome di fantasia), 33 anni: “Sono mamma di Vittorio (nome di fantasia), un vivace bambino di tre anni e mezzo. Purtroppo Vittorio fa molta fatica ad addormentarsi la sera. Spesso si sveglia nel cuore della notte e poi si riaddormenta in non meno di mezzora. Io e mio marito siamo esausti di questa situazione. In casa non riesce a dormire bene nessuno, e di giorno la stanchezza e il nervosismo si fanno sentire.
Il pediatra dice che non ci sono problemi di salute, e che dobbiamo curare di più il momento dell’addormentamento creando un rituale sempre uguale. Questo però è più facile a dirsi che a farsi, perché appena lo lasciamo solo nella sua cameretta Vittorio si riattiva e viene nel lettone. Per ora l’unica soluzione che funziona è stare in camera sua finché dorme profondamente, oppure lasciarlo addormentare nel lettone e poi spostarlo nel suo lettino. Ma così appena si sveglia corre a cercarci di nuovo con agitazione. Cosa suggerisce la psicologa? Grazie”
Scrive Giada (nome di fantasia), 33 anni: “Inizio a preoccuparmi seriamente per mio figlio Giacomo (nome di fantasia) di 6 anni, perché da quasi un anno ha un amico immaginario con cui interagisce quotidianamente. Mi è stato detto che è solo una fase passeggera e che non c’è da preoccuparsi visto che gioca anche con i compagni reali. Però sentirlo parlare da solo nella sua stanza la sera prima di addormentarsi mi inquieta parecchio. A volte mi sembra che si perda nel suo mondo anche quando siamo in macchina, e se gli chiedo a che cosa sta pensando risponde “a niente”, ma qualche minuto dopo ammette di aver parlato con il suo amico immaginario usando la forza del pensiero. Quando succede sono davvero in imbarazzo e non so come comportarmi. Da mamma che cosa posso fare? Dovrei portarlo da uno psicologo?“.
Scrive Roberto (nome di fantasia), 21 anni: “Vivere con i miei genitori sta diventando sempre più difficile. Il problema è che mi trattano come mio fratello tredicenne. Non capiscono che ho 21 anni. Vogliono controllare tutto quello che faccio, con chi esco, dove vado, a che ora torno a casa, se ritardo apriti cielo. La convivenza forzata in famiglia è decisamente difficile ora che è estate perché passiamo molto più tempo insieme e le tensioni aumentano. Qualche giorno fa mi hanno detto di aver prenotato una vacanza di una settimana per tutta la famiglia, me compreso. Senza nemmeno consultarmi, me l’hanno detto a cose già fatte. Questo mi ha fatto arrabbiare moltissimo e abbiamo litigato pesantemente. Alla fine mi hanno detto che sono obbligato ad andare perché dobbiamo stare in famiglia tutti insieme.
Come posso far capire ai miei genitori che devono lasciarmi il mio spazio, che ora sono un adulto e devono trattarmi come tale?”