bambino, insonnia, famiglia, genitori, sonnoScrive Marina (nome di fantasia), 33 anni: “Sono mamma di Vittorio (nome di fantasia), un vivace bambino di tre anni e mezzo. Purtroppo Vittorio fa molta fatica ad addormentarsi la sera. Spesso si sveglia nel cuore della notte e poi si riaddormenta in non meno di mezzora. Io e mio marito siamo esausti di questa situazione. In casa non riesce a dormire bene nessuno, e di giorno la stanchezza e il nervosismo si fanno sentire.

Il pediatra dice che non ci sono problemi di salute, e che dobbiamo curare di più il momento dell’addormentamento creando un rituale sempre uguale. Questo però è più facile a dirsi che a farsi, perché appena lo lasciamo solo nella sua cameretta Vittorio si riattiva e viene nel lettone. Per ora l’unica soluzione che funziona è stare in camera sua finché dorme profondamente, oppure lasciarlo addormentare nel lettone e poi spostarlo nel suo lettino. Ma così appena si sveglia corre a cercarci di nuovo con agitazione. Cosa suggerisce la psicologa? Grazie”

La situazione descritta da Marina è comune a molte famiglie. Gli studi rivelano che fino ai 3/4 anni di età il sonno dei bambini è agitato e molto più leggero rispetto a quello degli adulti. Perciò le fasi di addormentamento e riaddormentamento potrebbero richiedere un notevole sforzo, soprattutto per quei bambini con un sonno disturbato (circa 1 bambino su 4).

Come suggerito dal pediatra consultato da Marina, è fondamentale che il bambino si prepari a dormire attraverso un rituale con i genitori. Ad esempio l’abbassamento delle luci, l’uso di bisbigli per parlare, un momento di coccole e massaggi, una canzone della buonanotte, il racconto di una fiaba… Le possibilità sono diverse. Basta che il bambino viva questi momenti come una piccola routine finalizzata al contatto emotivo con il genitore, al rilassamento e, di conseguenza, al sonno.

A volte l’esigenza di praticità e di tempi serrati fa dimenticare ai genitori che la messa a letto è un momento estremamente relazionale. Al bambino viene chiesto di allentare le difese per “abbandonarsi” al mondo onirico, e ciò potrebbe risultare difficile e spaventoso (persino per un adulto). Per questo, al momento dell’addormentamento è fondamentale che il bambino si senta sicuro, che possa contare sulla disponibilità immediata dell’intervento dei genitori in caso di bisogno, e che arrivi gradualmente a sentire di potersela cavare da solo.

Dare suggerimenti in un caso come questo non è semplice perché entrano in gioco moltissimi fattori che non possono essere indagati in questa sede. Sarebbe importante capire se tali difficoltà dell’addormentamento ci sono sempre state o se sono comparse dopo un particolare evento, se in famiglia ci sono tensioni anche solo velate che Vittorio può aver colto e che lo fanno sentire insicuro, se i genitori svolgono il rituale dell’addormentamento con i tempi e la sintonizzazione emotiva che il figlio richiede, se l’atteggiamento genitoriale è coerente o ambiguo.

Rispetto a quanto segnala Marina nel suo messaggio, il suggerimento è quello di evitare di far addormentare Vittorio nel lettone per poi trasportarlo nella sua cameretta. Per un bambino che mostra difficoltà ad addormentarsi è fondamentale svegliarsi nello stesso posto e nella stessa condizione in cui si è addormentato. Sebbene richieda molta pazienza e un notevole impiego di energie, i genitori dovrebbero impegnarsi a stare emotivamente vicini al figlio e a dargli la buonanotte qualche istante prima che lui si addormenti definitivamente. Questo perché nei continui passaggi da fasi del sonno profondo a fasi del sonno agitato il bambino ricerca le stesse condizioni che lo hanno fatto addormentare. L’eventuale assenza del genitore che era invece presente nel momento in cui si è addormentato farebbe svegliare facilmente il bambino, suscitandogli uno stato di agitazione e insicurezza.

Nel caso in cui non fosse ancora stato sperimentato, Marina potrebbe farsi aiutare nel rituale dell’addormentamento da un peluche, magari lievemente impregnato del profumo che usa la mamma: la presenza di un alleato amico che si sostituisce alla presenza materna portandone comunque l’odore potrebbe dare a Vittorio la sicurezza di cui ha bisogno per non sentirsi solo mentre si addormenta.
Vista la necessità di approfondire molti dettagli e la difficoltà dell’intera famiglia a riposare in modo adeguato, consiglio a Marina di rivolgersi ad uno psicologo infantile, magari consigliato dallo stesso pediatra, così che lei, il marito e Vittorio possano stare bene e dormire sonni tranquilli.

Articolo pubblicato su AlessandriaNews.it in risposta a una domanda giunta in redazione per la rubrica “la psicologa risponde”

 

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