irrequietezza, bambiniScrive Antonio (nome di fantasia): “Buongiorno, sono il papà di Davide (nome di fantasia), 10 anni, frequentante la quinta elementare. Davide presenta alcuni problemi (disturbi? Atteggiamenti normali?) che cercherò di spiegare come meglio riesco. È molto agitato, gli riesce difficile stare fermo (a leggere, fare i compiti); ha problemi di attenzione e concentrazione, sembra sempre iperattivo. Inoltre “mastica” convulsamente penne, gomme, matite; mette in bocca tutto poi (cerniere, maglie). A volte agiamo con punizioni (TV, giochi elettronici) quando viene ripreso da maestre, e/o quando non si comporta bene in casa. Caratterialmente sembrerebbe un po’ debolino, ma in diverse occasioni, scolastiche e non, dimostra una buona intelligenza, proprietà di linguaggio ecc. Potrebbe essere un problema organico (tiroide)? Come potrei aiutarlo, come genitore/educatore? Grazie”

 

Antonio descrive la sua preoccupazione di fronte all’agitazione del figlio Davide, che pare fatichi a concentrarsi su un’attività in modo continuativo. Inoltre mette in bocca diversi oggetti per masticarli. Sarebbe importante capire se le insegnanti di Davide hanno segnalato eventuali difficoltà del bambino nel mantenere costante l’attenzione durante le lezioni in classe. In un caso come questo le osservazioni delle maestre potrebbero rivelarsi estremamente preziose per meglio comprendere la situazione di irrequietezza.

Da psicologa non ho gli strumenti per stabilire se si possa trattare di un problema organico o meno. Tuttavia dal messaggio di Antonio posso notare una serie di elementi di natura psicologica che meriterebbero di essere indagati. Non è possibile fare diagnosi a partire da queste poche informazioni. Ma i comportamenti di Davide stanno rivelando una sua difficoltà a portare a termine un compito senza distrarsi. Tra pochi mesi inizierà a frequentare la scuola media. Sarebbe bene approfondire non solo quanto questa difficoltà influisce sul rendimento scolastico, ma anche come si sente il bambino quando avverte l‘impossibilità di restare entro i confini di una situazione, perdendosi nell’irrequietezza. Masticare maglie, matite e penne potrebbero essere comportamenti attuati da Davide proprio per meglio tollerare la frustrazione di dover restare fermo quando invece vorrebbe muoversi.

Se il bambino sente la necessità di muoversi ma sa di non poterlo fare, l’unica cosa a cui può ricorrere è un atto rassicurante come il succhiare una maglia, o uno sfogo della frustrazione come il masticare una penna o una matita. Di certo, Davide sta manifestando a suo modo un disagio e chiede di essere visto. Per questo consiglio ad Antonio di rivolgersi al servizio di neuropsichiatria infantile, così che una equipe di professionisti possa approfondire la situazione. Questa consulenza permetterebbe di fare tutte le valutazioni necessarie su questa irrequietezza, e di offrire sostegno emotivo sia al bambino sia ai genitori.

Mi è capitato di assistere a reazioni timorose al suono della parola “neuropsichiatria”: per chi non conoscesse questo tipo di servizio, vorrei sottolineare che si tratta di una realtà che accoglie le famiglie in un clima di ascolto, professionalità e assenza di giudizio. L’invito che rivolgo ai genitori intimoriti da questa parola è quello di superare le proprie paure per concentrarsi sul benessere psicologico dei propri figli: come la comparsa di un sintomo fisico in un bambino porta immediatamente i genitori a fissare l’appuntamento dal pediatra, così la manifestazione di una difficoltà psicologica ed emotiva (quali l’irrequietezza, la difficoltà a concentrarsi e la sistematica masticazione di penne e matite) dovrebbe portare ad una consultazione psicologica, poiché si tratta di un altro modo di prendersi cura della salute e del benessere dei propri figli.

Al di là di quanto potrà emergere dalla consultazione in neuropsichiatria infantile, già ora i genitori di Davide possono fare tanto per sostenerlo in queste sue manifestazioni di irrequietezza. Un primo consiglio è quello di offrire a Davide poche ma imprescindibili regole, così che possa imparare a stare entro certi confini: Antonio potrebbe stabilire (e poi mantenere assolutamente costanti) piccoli contributi alle faccende domestiche, l’ora della messa a letto e del risveglio, il tempo per tv e videogiochi. Per i momenti di gioco in casa sarebbe preferibile ridurre il numero di stimoli, dunque meglio offrire pochi giochi che richiedono di strutturare l’attività: a questo scopo è perfetto il lego, che permette di costruire infinite combinazioni stimolando la creatività e l’ingegno dei bambini.

Riguardo le punizioni, dato che il comportamento di Davide sembra essere caratterizzato da un’alta intensità, suggerirei di mantenere la calma ed evitare di alzare la voce o assumere atteggiamenti aggressivi, in modo da non legittimare una sua eventuale reazione sopra le righe: sotto l’agitazione c’è spesso una richiesta di fermezza, ed è proprio questa che è importante offrire a un bambino irrequieto.

Sarebbe molto utile investire anche in un’attività extrascolastica, in cui egli possa imparare a modulare l’intensità della sua attivazione corporea, attenendosi a poche e semplici regole che diano un contenimento alle sue esperienze psicomotorie: potrebbero essere particolarmente indicati gli sport di squadra come calcio, basket, rugby, o ancora gli sport da combattimento come karate, judo, kung fu.
Infine, consiglio vivamente di consultare le insegnanti di Davide, per meglio sostenere i bisogni emotivi e l’autostima del bambino collaborando in sinergia al suo benessere.

Articolo pubblicato su AlessandriaNews.it in risposta a una domanda giunta in redazione per la rubrica “la psicologa risponde”

 

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